Boostrap: coerenza globale delle consulenze integrate

La teoria del bootstrap è una teoria matematica e fisica. Il termine “bootstrap” indica il “tirante di stivale” e si riferisce ad una frase idiomatica americana la cui traduzione è “reggersi ai tiranti dei propri stivali”.

Nel campo della fisica delle particelle, il concetto di coerenza interna si riferisce a una situazione in cui un oggetto o una particella tiene insieme le sue varie componenti in modo stabile. Nella teoria delle particelle elementari, che sostiene che nessuna particella è fondamentale perché ciascuna influenza le forze tra le altre, si afferma che le particelle stesse sono generate dalle interazioni tra di loro e dai sistemi legati che si formano a causa di tali interazioni.

In altre parole, si potrebbe interpretare come se la materia non avesse una realtà intrinseca, e che l’universo fosse piuttosto una serie di eventi dinamici che sono tutti collegati tra loro. Le diverse proprietà delle singole componenti di questa trama non sono essenziali di per sé, ma derivano dalle proprietà delle altre parti. Quello che determina la struttura complessiva della rete, o meglio delle reti di processi che insieme costituiscono la rete globale, è la coerenza complessiva delle loro reciproche interazioni.

Perdonami se ti ho fatto venire il mal di testa ma è davvero un tema complicato. Ripartiamo con la tesi che voglio sostenere.

La consulenza integrata si dovrebbe manifestare in un modello (schede, schemi, documenti, tabelle, banche dati…) dotato di coerenza interna, un po’ come avviene con la quadratura in partita doppia. Se non la conosci, si tratta di registrare lo stesso evento sia come variazione di stato patrimoniale sia come flusso di utilità entrante (es. costo) o uscente (es. ricavo), per poi constatare che la somma algebrica dei flussi è pari alla variazione di stato in un certo lasso di tempo. Se ci sono differenze, la contabilità è imprecisa.

Continuando con l’analogia contabile, il modello prodotto dalla consulenza integrata può essere più o meno analitico, più o meno sintetico. Non può spiegare tutto, anzi, se fosse dettagliato oltre una certa misura sarebbe dispersivo ed antieconomico. Comunque, ad un certo prefissato livello di granularità dell’analisi, dev’essere internamente coerente, deve quadrare.

A differenza dell’asettico mondo contabile, in cui le squadrature sono errori da correggere, ciascuna contraddizione trovata nel modello prodotto dai consulenti integrati merita attenzione. Ogni consulente guarda al sistema attraverso un “filtro concettuale” diverso, cioè un modo unico di interpretare la realtà. Ognuno di questi consulenti usa il proprio linguaggio o “sistema ontologico” per descrivere ciò che sta osservando. Per capirci meglio, puoi pensare a questi sistemi ontologici come a diverse mappe concettuali. Per rendere confrontabili le diverse osservazioni, viene creata una sorta di “mappa generale” che mette in relazione i diversi concetti utilizzati dai consulenti. Ogni concetto viene associato a una misura specifica. Questo insieme di mappe e misure consente di analizzare quanto le diverse prospettive siano coerenti tra loro e di individuare eventuali contraddizioni.

Siccome si situano nel rapporto tra osservatori (consulenti) ed osservato (azienda, persona, famiglia, comunità…), esse possono essere causate da un lavoro incompleto da parte dei consulenti oppure, e questo è molto interessante, da una dinamica critica.

Nel primo caso, se non ci sono impedimenti di budget, è ovviamente opportuno chiedere ai consulenti di completare il lavoro ed allinearsi. Probabilmente, il confronto su un tema che li ha visti giungere a conclusioni opposte sarà molto stimolante per loro, mentre per il cliente il risultato finale avrà un valore maggiore in quanto il modello sarà stato ben validato.

Nel secondo caso, oserei dire che c’è la preziosa occasione di intervenire, apportando un cambiamento con un intervento che sarà probabilmente caratterizzato da un ottimo rapporto tra impegno e risultato.

Questo approccio alla consulenza integrata consente di ottenere una visione completa e coerente del sistema analizzato, permettendo di individuare eventuali punti di forza e debolezza, nonché eventuali incongruenze nelle valutazioni dei vari consulenti.

Per concludere, faccio notare che i modelli elaborati dai consulenti integrati devono… essere da qualche parte. Qualunque sia il supporto, esso contiene una base di conoscenza di qualità, ottenuta mettendo insieme prezioso know how dell’azienda con l’occhio di più di un esperto. Si tratta di un asset digitale intangibile, che merita un approfondimento in altro articolo legato al knowledge management.